PROGETTO ROMANIA | SLATINA

Referenti: Sarah Giancola, Paola Nardi, Barbara Nava, Maria Cristina Origlia, Ylenia Soressi

Slatina è il capoluogo del distretto dell’Olt, nella regione della Oltenia, e si trova sulla riva sinistra dell’omonimo fiume. L’economia della città, a carattere prevalentemente industriale, ruota attorno agli stabilimenti della Alro Slatina, industria metallurgica tra le più grandi dell’Europa orientale. Nel 1998, a nove anni dalla caduta del regime comunista guidato del dittatore Nicolae Ceaușescu, non solo Slatina ma tutta la Romania versava ancora in condizioni di estrema povertà. Gli orfanotrofi, nati durante il regime per accudire i bambini senza genitori o con genitori non in grado di provvedere a loro, ricevevano pochissime sovvenzioni. I bambini che ci vivevano erano spesso malnutriti e malati e non ricevevano le necessarie cure affettive.

Tra il 1999 e il 2000: 13.400,00 euro
(27 milioni delle vecchie lire)
per la ristrutturazione dei bagni dell’orfanotrofio di Slatina

Nel 2002: 500,00 euro
per il campo estivo a cui partecipa Sarah

PREMESSA: COME NASCE IL PROGETTO

Tutto inizia nell’estate del 1998, quando un gruppo di volontari autorganizzati parte da Milano per un viaggio in Romania.
La meta è Slatina, nel Sud-Ovest tra Bucarest e Craiova, dove andranno a intrattenere bambini e adolescenti degli orfanotrofi comunali. Durante il soggiorno di tre settimane saranno ospiti di padre Gheorghe, il parroco della più grande chiesa cattolica della città.

Giunti sul luogo, i volontari si rendono immediatamente conto della drammaticità della situazione. A Slatina trovano un orfanotrofio per i minori disabili, uno per i bambini fino ai 6 anni circa (Speranta), uno per i ragazzini fino a 15 anni (Zorille). In tutti e tre le cure riservate agli ospiti sono minime, il cibo insufficiente e le strutture fatiscenti.

I volontari trascorrono ogni minuto della giornata accanto ai piccoli, cercando di distrarli dallo squallore in cui vivono.
Ma quando è ora di partire hanno la netta sensazione di non avere fatto abbastanza per loro, tanto che promettono di tornare a Natale con regali e leccornie.

Al rientro in Italia, Paola, Barbara, Ylenia, Maria Cristina e Sarah chiamano a raccolta gli amici più affezionati e fanno una mega colletta. Si autofinanziano il viaggio, chiedono ospitalità a padre Gheorhe e a dicembre, come promesso, alcune di loro partono alla volta di Slatina per le vacanze di Natale. Vivono ore serene con i bambini, ma scoprono anche che l’inverno è particolarmente rigido a Slatina e, in particolare, nell’orfanotrofio dei ragazzini, che ne ospita circa 60, non c’è riscaldamento né acqua calda e si utilizzano dei gabinetti a dir poco fatiscenti.

Micromondo nasce a gennaio del 1999, con l’obiettivo di raccogliere i fondi per la ristrutturazione dei bagni di quell’orfanotrofio Zorille, che verrà completata durante le vacanze estive del 2000.

IL PROGETTO

Da giugno a otttobre 1999, con varie iniziative di raccolta fondi, Micromondo può contare su una somma di circa 20 milioni di lire. Una cifra che non permette ancora di iniziare i lavori di ristrutturazione. Barbara va a Slatina con un camion di vestiti per i bambini.

Nel marzo 2000 il progetto di ristrutturazione è ancora fermo. Purtroppo i preventivi di Don Georghe sono risultati “gonfiati” di una cifra approssimativa che varia tra 10 e 12 milioni di lire. Daniela Farmache, nostra amica romena, prende in mano la situazione e si impegna a trovare una ditta che si prenda carico dei lavoro al “prezzo giusto”. L’obiettivo è portare a termine il progetto prima dell’estate.

Nel giugno 2000 i lavori a Slatina sono in corso. L’impresa sta seguendo le indicazioni, ma per dire se hanno fatto un buon lavoro bisognerà effettuare un sopralluogo.

Il sopralluogo avviene nell’ottobre 2000. La ristrutturazione dei bagni dell’orfanotrofio è stata completata durante le vacanze estive. Ora i bambini hanno a disposizione un bagno nuovo, che comprende 6 docce, altrettanti wc e lavandini. La direttrice accoglie I volontari a braccia aperte e annuncia loro che, a seguito dei lavori svolti, sta allacciando la caldaia dell’acqua calda alle nuove tubature così, finalmente, i bambini potranno avere l’acqua calda.

L’esperienza è stata esito positiva, ma anche molto difficile. Il fatto di non avere una persona di fiducia sul posto non ha ci agevolato, perché abbiamo dovuto tenere gran parte dei contatti dall’Italia.

Nel 2002 Sarah si reca a Slatina per l’ultima volta, per un campo estivo di volontariato e, finanziata da Micromondo Onlus, porta con sé vestiti e giochi che distribuisce personalmente ai bambini degli orfanotrofi.

Dal 2003 i volontari italiani non sono più ammessi negli orfanotrofi di Slatina.

QUESTO PROGETTO è STATO L’INIZIO!
GRAZIE ALLA VOLONTà E ALLA FORZA DI 5 RAGAZZE è NATO MICROMONDO!
I BAMBINI DI SLATINA SONO STATI I PRIMI BENEFICIARI
DELLA NOSTRA VOGLIA DI FARE QUALCOSA.

DA ALLORA, NE ABBIAMO VISTE TANTE DI SITUAZIONI ANALOGHE A SLATINA,
E SIAMO ANCORA QUI PER FARE LA DIFFERENZA!

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TESTIMONIANZE DAL POSTO

In Romania all’orfanotrofio di Slatina i bambini si cullano da soli
di Maria Cristina Origlia (24 giugno 2001)

Slatina è una cittadina del Sud della Romania, con tre orfanotrofi. Anche se non così povera e rurale come la regione settentrionale della Moldavia, è l’area più dimenticata del paese, anche da parte delle organizzazioni umanitarie. Eppure non c’è disperazione tra la gente, solo rassegnazione e disillusione.

Immaginare una vita diversa da quella vissuta durante la dittatura di Ceaucescu è troppo difficile, almeno per ora. Persino alla mancanza di luce e di acqua calda, estate e inverno, ci si può abituare in un regime che non lascia morire il popolo di fame e in cambio non chiede altro che obbedienza. E a maggior ragione, la sopravvivenza è assicurata negli orfanotrofi, tutti pubblici. Un letto, un tozzo di pane – nel vero senso della parola – e persino la scuola obbligatoria fino ai 15 anni. E’ per questo che molte famiglie, cariche di troppi figli, affidano alla cura dello Stato la crescita dei pargoli più deboli e quindi meno utili alla famiglia – al 90% femmine – che vanno ad aggiungersi agli orfani “veri”.

Ma purtroppo l’idea di orfanotrofio non rende. Forse si può parlare di lager, naturalmente senza torture. La risposta da parte dei bambini può essere abbandono o aggressività. Non ci sono vie di mezzo. Nei più piccoli è così evidente che lascia sconcertati. Nei più grandi è mitigata da una pur vaga consapevolezza di solitudine, che li porta a cercare un contatto con gli altri. Non sanno che cosa sono i giochi, ma in fondo non ne sono interessati. Sono piuttosto animati da una spasmodica ricerca di persone con cui giocare e spesso giocare per loro significa abbracciare, prendere per mano, stare in braccio. E’ commovente.

Nei momenti di disperazione, si appoggiano a un muro sporco e triste del cortile dell’orfanotrofio e si dondolano sulla schiena, a volte piangendo, a volte in preda ad un vuoto spaventoso. Non capii subito cosa significava quel dondolio: si cullavano, da soli. Per trovare una consolazione.

Ci si sente impotenti di fronte a un paese dove la follia di una dittatura ha fatto costruire il palazzo del governo più imponente al mondo dopo la Casa Bianca e ha privato di dignità e salute il popolo. Per contenere il debito pubblico agli ospedali fu imposto di utilizzare le stesse siringhe per più pazienti. Quelle siringhe hanno avvelenato una generazione intera: migliaia di bambini sono nati con l’Aids e altre malattie contratte dai genitori vissuti in quegli anni. Ora, ogni giorno i medici dell’ospedale di Bucarest devono decidere chi far sopravvivere e chi lasciare morire, per penuria di farmaci.

Come far capire alla gente che la vita può anche essere ricca di bellezza, anzichè squallore? Come trasmettere fiducia e speranza, in primis, nei confronti degli uomini? E che esempio portiamo noi popoli capitalisti? Ai volontari si accostano uomini d’affari che sfruttano il paese per il basso costo di manodopera e la mancanza di norme per la protezione dell’ambiente da rispettare, oppure uomini così miseri da comprarsi il piacere in cambio di cibo, sigarette, divertimenti…

Questa è la realtà che vedono quei bambini che hanno vissuto fino ai 15 anni negli orfanotrofi quando escono e pensano di trovare la libertà. La debolezza o l’aggressività che hanno sviluppato sfocia come un fiume in piena in una vita dove non c’è neanche più lo Stato a farli sopravvivere. Le fogne di Bucarest sono spesso il loro destino.

Guardando tutto questo, ci si sente sconfitti in quanto esseri umani. Ci si sente parte di una debolezza e mediocrità, che mina la fiducia anche degli animi più idealisti e coraggiosi. Eppure, si stanno moltiplicando in tutto il mondo le organizzazioni a scopo umanitario, dale più grandi alle più piccole, con lo stesso obiettivo di cooperare allo sviluppo di popoli e paesi dove non è ancora possibile scegliere di vivere in modo dignitoso. Sembra rimesso a loro il compito di portare tra gli uomini il messaggio di fratellanza e di progresso sociale, che quasi ovunque viene dimenticato e soverchiato dal profitto, individuale naturalmente.

Per lasciare davvero qualcosa ai bambini di Slatina, oltre al ricordo di un po’ di compagnia, abbiamo costituito un’associazione di volontariato, Micromondo, che si è posta come primo obiettivo la ristrutturazione degli impianti sanitari dell’orfanotrofio più grande della città. Il progetto è stato portato a termine nella scorsa estate ed ora ne stanno seguendo altri, sempre dedicati ai bambini bisognosi del mondo. Per chi volesse approfondire, vi invito a visitare il sito dell’associazione: www. Micromondo.org

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